Indipendentemente dal neurotipo, ogni persona ha i suoi giorni buoni e quelli cattivi. Scadenze lavorative imminenti, problemi nelle relazioni personali, preoccupazioni finanziarie e problemi di salute fisica possono incidere negativamente sulle capacità e sull’energia di una persona sul posto di lavoro.
Tuttavia, quando si tratta di dipendenti autistici, la fluttuazione dei livelli di energia e capacità può essere un po’ più complessa. Oltre alle difficoltà affrontate dalle persone neurotipiche, noi autistici dobbiamo anche fare i conti con il sovraccarico sensoriale, il masking, i problemi di salute cronici, gli shutdown e quello che viene definito burnout autistico.
Le persone neurotipiche e quelle autistiche possono vivere nello stesso mondo, ma lo sperimentano in modo molto diverso. Per questo motivo, molte delle nostre difficoltà rimangono invisibili finché non possiamo più nasconderle o mascherare le nostre reazioni fisiche ed emotive.
E quando arriviamo a questo livello, ci stiamo già dirigendo verso il punto di rottura.
Masking autistico: un meccanismo di sopravvivenza che può ritorcersi contro di noi
Molte persone autistiche mascherano alcune caratteristiche, si mimetizzano. Ciò significa che nascondiamo i nostri tratti autistici e facciamo del nostro meglio per parlare, agire e apparire neurotipici.
Questo non viene fatto con l’intento di ingannare, ma di sopravvivere.
A molti di noi, specialmente a quelli di noi che sono stati identificati come autistici più avanti nella vita, è stato detto direttamente o indirettamente che i nostri tratti autistici erano inaccettabili, quindi nel tempo mascherarli è diventato un meccanismo di sopravvivenza inconscio che abbiamo sviluppato per evitare di essere cronicamente corretti, derisi o maltrattati.
Sebbene il masking possa aiutarci a ottenere un lavoro per il quale siamo qualificati e competenti, può anche portarci a ignorare i nostri bisogni mentre siamo sul lavoro al punto da non riconoscere i segni di un esaurimento imminente finché non è troppo tardi.
Inoltre, a causa delle passate interazioni negative con gli altri, potremmo anche avere una tendenza radicata a essere cauti nel parlare apertamente dei nostri bisogni e dei nostri limiti, e questo può ritorcersi contro di noi mandandoci in uno stato di chiusura o burnout più rapidamente.
Burnout autistico: in cosa differisce dal burnout neurotipico
Il burnout è qualcosa che può capitare a chiunque, ma per gli individui autistici le sue cause (e le soluzioni) sono spesso diverse da quelle delle persone neurotipiche.
Ad esempio, una persona neurotipica può sperimentare il burnout per i motivi che ho menzionato sopra; stress lavorativo, problemi familiari, cattiva salute, mancanza di esercizio fisico e riposo, ecc.
Sebbene tutti questi possano anche essere un fattore per le persone autistiche, spesso c’è lo stress aggiuntivo dovuto alla sensibilità sensoriale, alla mancanza di supporto, alla mancanza di comprensione e ai continui problemi di comunicazione tra neurotipi differenti. È un vero e proprio assalto quotidiano che la maggior parte dei dipendenti neurotipici non sperimenterà mai.
Per quanto riguarda il recupero dal burnout, molte persone neurotipiche possono recuperare il proprio equilibrio dopo una lunga vacanza, una riduzione delle esigenze lavorative e/o una dieta e un ripristino del sonno.
Una volta che le persone autistiche raggiungono il burnout, tuttavia, ci vogliono mesi o addirittura anni per raggiungere il recupero totale, e il nostro recupero è molto più complesso.
Ecco perché è così importante evitarlo in primo luogo!
Come puoi aiutare i tuoi dipendenti autistici
Uno dei modi migliori per aiutare un dipendente autistico che sta sperimentando livelli di energia e capacità fluttuanti è evitare di attribuire intenzioni neurotipiche al suo comportamento.
Ad esempio, supporre che il dipendente autistico arrivi tardi, se ne vada presto, si prenda giorni liberi, commetta errori o sia irascibile a causa della pigrizia, della perdita di interesse per il lavoro o di un fallimento personale può essere dannoso.
È anche importante evitare di dare per scontato che il dipendente autistico stia “fingendo” o stia cercando di smettere di fare qualcosa quando sembra avere difficoltà con compiti che una volta trovava facili, o che non sembra avere l’entusiasmo di una volta.
Invece di fare supposizioni che possano accelerare il burnout, offrire supporto, ridurre le richieste, fornire accomodamenti e suggerire corsi di aggiornamento per le competenze che lo necessitino.
Inoltre, può aiutare consentire al dipendente autistico di lavorare da casa per una parte della settimana e offrigli la possibilità di un orario di lavoro più flessibile.
Riassumendo
La riduzione dei livelli di energia e delle capacità è comune negli individui autistici e non è un segno di pigrizia o addirittura di “quiet quitting”, di “abbandono silenzioso”. I tuoi dipendenti potrebbero semplicemente aver bisogno di supporto aggiuntivo e non essere sicuri di come richiederlo o addirittura essere inconsapevoli del fatto che ne abbiano bisogno.
(Di Jaime A. Heidel, Specialisterne USA)