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Specialisterne Foundation è una fondazione senza fini di lucro con l’obiettivo di generare un’occupazione significativa per un milione di persone autistiche/neurodivergenti attraverso l’imprenditoria sociale, l’impegno nel settore aziendale e un cambiamento globale di mentalità.

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Intervista a Vanity Fair: i lavoratori autistici sono differenti, non difettosi

Feb 14, 2022

Fabrizio Acanfora, responsabile delle relazioni esterne e della comunicazione di Specialisterne Italia, è stato intervistato da Michele Razzetti di Vanity Fair sulla questione autismo e mondo del lavoro.

“In Italia del rapporto fra autismo e mondo del lavoro non si parla granché. Eppure le persone nello spettro autistico sono circa 1 su 77; alcune di loro sono occupate, ma la maggioranza non riesce a ottenere un impiego. Un fenomeno che non riguarda solo il nostro Paese: negli USA l’85% degli autistici è disoccupato, nel Regno Unito circa il 70%. Questi numeri restituiscono il ritratto di una situazione che richiede interventi urgenti.”

“Bisogna lavorare sulla reciprocità e rendersi conto che il concetto di normalità è descrittivo, è statistico, e quindi pensare alla diversità non in termini comparativi (diverso da) ma come naturale variabilità delle caratteristiche umane. Se riusciremo a non giudicare le differenze ma a comprenderle, a esserne incuriositi e a discutere in modo rispettoso e franco di certi argomenti, anche il vantaggio sarà reciproco. Un ambiente lavorativo plurale è competitivo, innovativo e generatore di idee.

Una persona autistica [incontra] difficoltà legate principalmente alla sfera sensoriale e a quella sociale (ma non solo). Da un punto di vista sensoriale possono causare problemi gli ambienti rumorosi e molto illuminati, come gli open space o i luoghi di passaggio, ma anche i profumi (pensiamo a quelli ambientali) possono causare un sovraccarico sensoriale che potrebbe risultare in un momento di crisi. Socialmente, le richieste e le pressioni per uniformarsi ai canoni della società neurotipica, anche quando in buona fede, possono anch’esse portare a sovraccarico emotivo o a burnout»”

L’articolo completo è disponibile QUI