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Sicurezza sensoriale: un must per l’inclusione della neurodiversità sul posto di lavoro

Ott 20, 2023

Suoni provenienti da apparecchiature con batterie scariche. Colleghi che parlano al telefono. Luci tremolanti. Colori contrastanti. Odori di cibo bruciato mescolati a prodotti per la pulizia. Tutti questi sono esempi di input sensoriali che possono diventare travolgenti e sovrastimolanti. Quando gli stimoli sensoriali superano la nostra capacità di elaborarli e affrontarli, la salute mentale e fisica ne risente. Sul posto di lavoro, ne risentono anche le prestazion. In alcuni casi, la mancanza di sicurezza sensoriale può escludere dal lavoro persone altamente qualificate.

 

Sfortunatamente, l’attenzione alla sicurezza sensoriale sul luogo di lavoro è spesso carente o limitata solo ad ambienti sensoriali estremi (ad esempio, protezione acustica nella produzione pesante). Negli uffici, le organizzazioni consigliano occasionalmente di limitare l’uso di profumi o di installare luci regolabili e di consentire l’utilizzo delle cuffie secondo necessità. Tradizionalmente, tuttavia, la maggior parte dei decisori prestava poca attenzione alle questioni sensoriali. Un esempio è la spinta verso gli open space – un incubo per le persone con sensibilità sensoriali spesso associate alla neurodivergenza. Come altro esempio, i centri commerciali e persino gli studi medici e dentistici spesso diffondono musica ininterrottamente, creando ambienti che provocano aggressioni sensoriali e, in alcuni casi, sono intollerabili per i clienti ipersensibili ed escludenti per le persone neurodivergenti in cerca di lavoro.

 

La creazione di un luogo di lavoro accessibile richiede la considerazione della sicurezza sensoriale di tutti i dipendenti, in particolare di quelli ipersensibili da un punto di vista sensoriale. Questo è un elemento essenziale di inclusione per quei dipendenti neurodivergenti che potrebbero sperimentare una intensa sopraffazione sensoriale, traumi sensoriali e, infine, non essere in grado di lavorare se gli ambienti sono rumorosi, troppo profumati o pieni di luci abbaglianti. Tuttavia, la creazione di spazi che supportino il benessere rimuovendo stimoli uditivi, visivi e di altro tipo che potrebbero essere particolarmente angoscianti o addirittura dolorosi per i dipendenti neurodivergenti aiuta a migliorare gli ambienti di lavoro per tutti.

 

Questo articolo si concentrerà, in particolare, sulla sensibilità uditiva e sulla sicurezza uditiva, con brevi cenni sugli altri sensi e sulle fonti di sovraccarico.

 

Cos’è il trauma sensoriale

 

Il sovraccarico sensoriale si verifica quando uno o più sensi sono sovraccaricati da troppi stimoli. Il corpo reagisce al sovraccarico sensoriale come se fosse una minaccia per la sopravvivenza. Ciò può innescare sentimenti di ansia, panico, confusione, disagio fisico e la reazione fight-flight-freeze (reazione di fuga, attacco o immobilizzazione). Una varietà di fattori, tra cui rumori forti, luci intense, odori penetranti e ambienti affollati, possono causare un sovraccarico sensoriale. In casi estremi o con esposizione ripetuta e incontrollabile a situazioni che causano sovraccarico sensoriale, gli individui possono sviluppare traumi sensoriali.

 

Il trauma sensoriale si riferisce all’impatto negativo che determinati stimoli sensoriali (suoni, odori, luci, ecc.) possono avere sull’individuo. Eventi sensoriali estremi (ad esempio, esplosioni) possono essere traumatizzanti per chiunque. Tuttavia, le persone con ipersensibilità sensoriale (che è una delle caratteristiche distintive dell’autismo ed è segnalata anche da persone con sindrome di Tourette, ADHD e altre neurodifferenze) possono sperimentare eventi giudicati ordinari dalla maggioranza, con intensità molto più elevata. Ad esempio, il suono di un forno a microonde può essere percepito con la stessa intensità di un soffiatore per foglie.

 

L’accresciuta intensità della percezione e il conseguente sovraccarico sensoriale possono rendere esperienze quotidiane come muoversi in una città o lavorare in un ufficio non solo spiacevoli ma, in casi estremi, debilitanti, dolorose e traumatiche. Nel corso del tempo gli eventi traumatici possono accumularsi e superare la capacità di reazione dell’individuo provocando il burnout. Inoltre, la vigilanza sensoriale legata al trauma può rendere la sensibilità ancora più intensa. Il benessere, le prestazioni e la fidelizzazione dei dipendenti ne risentiranno se i luoghi di lavoro non riescono a fornire sicurezza sensoriale.

 

Sensitività specifiche

 

L’intensità sensoriale associata alla neurodivergenza può avere un impatto su tutti i sensi – gusto, tatto, olfatto – ma la sensibilità ai suoni è particolarmente comune. Queste sensibilità sono talvolta descritte come disturbi della ridotta tolleranza al suono (DSTD). Le forme di DSTD più frequentemente studiate sono l’iperacusia e la misofonia.

 

Iperacusia. Molte persone sono particolarmente infastidite dall’intensità dei suoni, anche quando altre non percepiscono il volume come alto – un fenomeno descritto come iperacusia, ridotta tolleranza ai suoni forti. Nell’iperacusia, la percezione di un volume eccessivo dipende solo dalle caratteristiche fisiche del suono (cioè il suo spettro e la sua intensità), non dal significato del suono, dalla fonte specifica (ad esempio, una persona) e dal contesto. Ricerche approfondite indicano una prevalenza molto elevata di iperacusia negli individui autistici nell’arco della vita, con stime che vanno dal 37% fino al 69%. La ricerca sull’iperacusia e sull’ADHD è relativamente limitata, ma studi preliminari indicano che i bambini con ADHD la sperimentano a tassi più elevati rispetto ai bambini neurotipici.

 

Misofonia. Separatamente o in concomitanza con l’iperacusia, alcuni individui possono avere una forte reazione negativa a suoni specifici (tipicamente, masticazione, respirazione e altri rumori corporei, insieme al battito dei piedi, alla digitazione sulla tastiera, ai passi, ecc.). La misofonia (“odio per il suono”) denota una forte avversione per i suoni accompagnata da reazioni emotive insolitamente intense e angoscianti, tipicamente disgusto e rabbia, ma anche paura o panico. Questa forte emozione è spesso accompagnata da una risposta autonomica, come l’aumento della frequenza cardiaca. Tali intense reazioni emotive e fisiologiche, e il conseguente evitamento del suono, possono causare notevole disagio e interferire con l’esecuzione del compito e le interazioni sul lavoro. La misofonia è associata all’autismo, all’ADHD e alla sindrome di Tourette, sebbene sia considerata più fortemente correlata allo spettro di condizioni ossessivo-compulsive.

 

Ipersensibilità visiva e sensoriale. Oltre alla sensibilità uditiva, gli individui neurodivergenti potrebbero avere livelli più elevati di sensibilità alla luce. Particolarmente problematica è l’illuminazione fluorescente sia a causa della tonalità violacea e dello sfarfallio visivamente fastidiosi, sia per i ronzii che l’accompagnano.

 

Non esiste un’unica ricetta per affrontare la sensibilità visiva perché il modello di sensibilità di ogni individuo è diverso. Alcuni individui potrebbero reagire a una parte specifica dello spettro luminoso (ad esempio, giallo o blu). Altri rispondono all’intensità della luce – e sia i livelli alti che quelli bassi di illuminazione possono essere problematici. Alcuni individui autistici preferiscono fortemente bassi livelli di illuminazione. Tuttavia altri, soprattutto chi sperimenta una depressione concomitante o un disturbo affettivo stagionale, hanno bisogno di luce solare intensa e senza di essa potrebbero ammalarsi. Inoltre, l’iperstimolazione visiva può essere causata anche da schemi intricati o da colori specifici (di solito, colori chiari e/o scuri). Pertanto le soluzioni di illuminazione valide per tutti non funzionano. L’approccio per ridurre l’iperstimolazione visiva deve essere individualizzato.

 

La sensibilità alle vibrazioni, agli odori, al tatto, alla consistenza o a tessuti specifici può entrare in gioco in specifici ambienti di lavoro. In genere è buona pratica evitare gli odori forti e l’uso di tessuti sintetici nelle uniformi, o consentire ai singoli individui la scelta dei tessuti anche quando il taglio e il colore sono standardizzati.

 

Trauma, vigilanza e necessità di sicurezza sensoriale.

 

È probabile che l’esposizione ripetuta a stimoli sensoriali avversi incontrollabili e imprevedibili con conseguente trauma sensoriale porti alla vigilanza, uno stato di maggiore attenzione, monitoraggio e anticipazione delle minacce. Tuttavia, la vigilanza è di per sé fonte di stress e affaticamento e può esacerbare le esperienze traumatiche.

 

Gli individui autistici, in particolare, possono essere particolarmente a rischio di traumi sensoriali a causa della loro elevata reazione agli stimoli e dell’imprevedibilità dell’ambiente che produce ansia. Per loro, il rischio di traumi sensoriali è sempre presente. La costante minaccia di sovraccarico sensoriale si traduce in uno stato di vigilanza. Sebbene questa vigilanza sia una reazione naturale di autoconservazione, l’attivazione fisiologica persistente è gravosa per il corpo, estenuante e può avere un impatto negativo sul benessere della persona.

 

I sostenitori del modello medico dell’autismo suggeriscono che la terapia espositiva e la terapia cognitivo-comportamentale possono essere utilizzate per ridurre la sensibilità. Tuttavia, ricercatori autistici indicano che tale trattamento può essere rischioso, dannoso e simile a una tortura. Dal punto di vista del modello sociale, è importante garantire la sicurezza sensoriale e l’inclusione sensoriale sul posto di lavoro. La vigilanza può essere ridotta quando le persone sperimentano un ambiente sicuro.

 

Scritto da Ludmila Praslova per Specialisterne USA.