Quando mi è stato chiesto di scrivere un articolo rispondendo a questa domanda ho pensato: mai e poi mai! Poi, durante un viaggio di lavoro, a poco a poco la domanda mi si è insinuata nella mente, e senza nemmeno farci caso mi sono ritrovato a riflettere sul mio intero passato lavorativo prima di entrare in Specialisterne.
Per molti anni ho lavorato in aziende multinazionali da cui ho ricevuto tanto, probabilmente più di quanto io abbia dato. Ho avuto un ottimo stipendio, la possibilità di visitare tanti paesi fuori dall’Italia, un lavoro stimolante e l’opportunità di collaborare con persone estremamente competenti.
Eppure qualcosa non andava se ogni mattina, quando mi guardavo allo specchio, non ero felice di cominciare la giornata lavorativa. Ma forse dovrei riflettere su quanto scritto sopra: ottimo stipendio, possibilità di viaggiare, lavoro stimolante…
Avevo uno stipendio davvero buono: indubbiamente è vero. E la cosa mi ha permesso di uscire da una situazione finanziaria che ai tempi era tutt’altro che rassicurante. Sono nato in una famiglia di operai. Ogni tanto con mia moglie torniamo con la memoria a quando, appena sposati, avevamo sul conto corrente della banca solo l’equivalente agli attuali 500 euro. Se siamo riusciti a dare ai nostri due figli la possibilità di provare a realizzare i propri sogni, è sicuramente grazie a quanto guadagnato in quegli anni.
Ho viaggiato molto: anche questo è vero. Ricordo ancora i primi viaggi negli Stati Uniti che, per me che venivo da un piccolo centro, erano come il Paese delle Meraviglie. Ma il tempo passa, e con esso cambiano le priorità. Quando sono nati i figli mi sono domandato: davvero è meglio essere a Las Vegas che vedere i primi passi di Gaia? Sono proprio sicuro che sia meglio andare ad Amsterdam invece che alla finale del torneo di basket di Patrick?
E arriviamo all’ultimo punto, il lavoro stimolante. Ma è proprio così? All’inizio, sicuramente. C’era tanto da imparare, ogni giorno conoscevo nuove persone da cui apprendere qualcosa. Con il tempo però il lavoro è diventato monotono, un susseguirsi di giornate tutte uguali: meeting, fogli excel, presentazioni in PowerPoint. Non vedevo nessuna possibilità di incidere realmente sulla strategia aziendale, che veniva decisa oltre oceano e calata dall’alto in Italia.
Certo, avevo il mio bel titolo lungo due righe, una cosa che suonava come: Head of ….. LATAM, Nord Africa, Cyprus and Israel. Eppure, nonostante questo titolo altisonante non sentivo di lasciare un segno reale nella società in cui vivevo. Nelle aziende in cui ho lavorato in passato c’erano lodevoli programmi di aiuto sociale. Potevo dedicare alcune ore lavorative facendo volontariato presso un’associazione, o partecipare a raccolte di fondi per una buona causa. Ma questo, per me, non era sufficiente per alzarmi con la giusta motivazione ogni mattina.
E così, ho deciso di cambiare radicalmente.
Prima di conoscere Specialisterne ho attraversato un periodo che mi ha permesso di acquisire una buona consapevolezza di ciò che avrei voluto fare da “grande”. E così, come spesso capita nella vita, quando ti senti pronto arriva improvvisamente anche la giusta opportunità. Nel mio caso si è manifestata attraverso la mia amica Laura, che ha cominciato a raccontarmi di Specialisterne, una società profit, un’agenzia per il lavoro specializzata nel trovare impiego a persone autistiche, con finalità sociali e non concentrata solo sul profitto.
Il progetto mi è parso incredibile non solo per il chiaro impatto sociale dell’idea, ma anche per la sostenibilità economica. Così ho deciso di farne parte, e ho lasciato tutto quanto stavo facendo in precedenza per dedicarmi anima e corpo a questa nuova avventura.
In questa storia bellissima c’era però un piccolo problema: io non avevo nessuna competenza sull’autismo.
Tutta la mia conoscenza consisteva nella visione di film anni 80 e di qualche serie TV più recente. Così, alla soglia dei cinquant’anni sono tornato a essere un lavoratore alle prime armi, e mi sono lasciato guidare in questa nuova esperienza dalle Persone fantastiche che compongono il team di Specialisterne.
Persone con la P maiuscola, con una competenza e una dedizione al lavoro che raramente ho trovato in passato. Persone che, insieme alle aziende nostre partner, hanno permesso di trovare sempre più opportunità di lavoro agli studenti e alle studentesse nello spettro autistico che frequentano i corsi di Specialisterne.
Il nostro team sta crescendo giorno dopo giorno ed è bello constatare che ogni persona che si aggiunge porta al gruppo ricchezza, nuove esperienze, altre visioni. Ci mancherebbe, anche noi attraversiamo momenti di difficoltà, di stanchezza e di sconforto. Momenti che superiamo però con il supporto reciproco e la motivazione più potente che abbia mai trovato: la consapevolezza che il nostro lavoro può dare la possibilità ad altre persone di crearsi una vita economicamente autonoma e, in alcuni casi, anche una famiglia.
Provo un profondo senso di gratitudine verso le persone con cui condivido la giornata lavorativa. Perché mi fanno crescere ogni giorno, perché dedicano la loro vita a un ideale in cui credono profondamente e lo fanno senza clamore e senza aspettarsi nulla in cambio.
Oggi sono consapevole che ogni giorno il mio lavoro, anche se in piccola parte, contribuisce a creare un mondo più giusto. Un mondo in cui tutte e tutti possano essere indipendenti e avere pari opportunità a prescindere dal genere, dal colore della pelle, dalla religione o da differenze di qualsiasi tipo rispetto a uno standard di riferimento che io, onestamente, non so quale possa essere.
Per rispondere alla domanda iniziale: sono una persona diversa da quando lavoro in Specialisterne? Sinceramente, non lo so, ma so di essere finalmente felice di alzarmi ogni mattina e iniziare la giornata lavorativa.
[Articolo di Alvise Casanova, Country Manager di Specialisterne Italia]