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Specialisterne Foundation è una fondazione senza fini di lucro con l’obiettivo di generare un’occupazione significativa per un milione di persone autistiche/neurodivergenti attraverso l’imprenditoria sociale, l’impegno nel settore aziendale e un cambiamento globale di mentalità.

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La tecnologia come alleata della vita quotidiana nell’autismo

Apr 20, 2023

Non esistono due persone autistiche uguali, così come non esistono due neurotipici con le stesse caratteristiche; ciascuna persona possiede abilità e caratteristiche diverse.

Tuttavia, è vero che l’autismo di solito presenta caratteristiche comuni: comportamenti ripetitivi, peculiarità nella comunicazione, frustrazione per l’imprevedibilità dell’ambiente. Ma attualmente, grazie alla tecnologia, possiamo ottenere risorse che ci aiutano a vivere la vita in modo più comodo, facile e persino piacevole.

Fin dall’infanzia, i ragazzi e le ragazze autistici sono spesso vittime di bullismo per essere differenti, per non parlare come gli altri – o in alcuni casi per non parlare affatto -, per avere meltdown o shutdown dovuti a sovraccarico sensoriale, emotivo o cognitivo. In questo senso, è comprensibile la ricerca di strumenti e applicazioni tecnologiche per facilitare l’interazione con l’ambiente che ci circonda.

Tuttavia, dobbiamo ricordare che l’autismo non è una malattia o una patologia, ma una condizione del neurosviluppo, e che l’aiuto esterno che la tecnologia ci fornisce dovrebbe essere finalizzato a migliorare la qualità della nostra vita, a rafforzare la nostra autonomia, e mai a “correggere” singoli difetti o difetti, come se ci fosse qualcosa di rotto o difettoso in noi in quanto lo sforzo di coesistere dovrebbe essere reciproco, e non solo nostro.

Applicazioni per migliorare le competenze di base

In termini generali, e se parliamo di esigenze di supporto consistenti, esistono applicazioni per comunicare in modi alternativi, oppure per incoraggiare lo sviluppo del linguaggio, stimolare le capacità organizzative e l’autonomia personale (sequenziando, passo dopo passo, diverse attività) o lavorare sulla psicomotricità e sulla respirazione, ad esempio apprendendo a gestire l’ansia, cosa in molti casi fondamentale per evitare momenti di crisi.

La tecnologia può anche aiutarci a trovare spazi di svago accessibili anche senza dover socializzare di persona, a lavorare sulle emozioni (sia nostre che altrui) e a mettere in contatto caregiver e persone autistiche attraverso braccialetti intelligenti e altri strumenti tecnologici, che possono avvisare i caregiver in caso di necessità.

Le applicazioni, insomma, sono particolarmente utili per noi persone autistiche perché creano ambienti maggiormente prevedibili, intuitivi e precisi, sono personalizzabili per ogni caso specifico, sono attraenti, multisensoriali e stimolanti (e questo è particolarmente importante nelle persone autistiche iposensibili, che hanno bisogno di stimoli attrattivi intorno a loro), e sono uno strumento ideale per continuare le sessioni di terapia da casa, attraverso attività che possono essere svolte in autonomia.

Strumenti tecnologici per la gestione delle attività

Tutti conoscono le limitazioni fisiche di certi spazi, molti dei quali ancora oggi sono impraticabili per persone con problemi di mobilità fisica, ma c’è un concetto meno conosciuto che penalizza molte persone autistiche: l’accessibilità cognitiva. La maggioranza dei processi e ambienti sono progettati esclusivamente da e per persone neurotipiche e, nonostante la nostra buona volontà, non sempre possiamo adattarci, cosa che ci condanna all’esclusione sociale.

Per noi persone autistiche può essere molto difficile capire come sono strutturati i diversi spazi, farsi carico delle procedure burocratiche, programmare le attività, gestire il tempo che ci servirà per realizzare un progetto, capire quando dobbiamo consegnare un lavoro (poiché le indicazioni di solito sono generiche), affrontare eterne e opprimenti procedure burocratiche, oppure socializzare innumerevoli volte al giorno per chiedere informazioni, chiarimenti, regole esplicite. Tutti questi esempi si riferiscono alle barriere cognitive della vita quotidiana.

Anche in questi casi la tecnologia può essere un’ottima alleata. Il wayfinding design, ad esempio, mira a migliorare la leggibilità dell’ambiente e la navigazione attraverso la città grazie a mappe interattive, percorsi tematici, indicazioni facili e intuitive per raggiungere una destinazione specifica o pittogrammi di segnalazione. L’obiettivo è chiaro: migliorare l’accessibilità cognitiva degli spazi e avvicinarsi all’accessibilità universale.

Inoltre, a causa di differenze nelle funzioni esecutive, molte persone autistiche hanno problemi legati alla pianificazione, all’organizzazione e alla gestione del tempo. In quest’area ci sono anche applicazioni per programmare attività e compiti in sospeso, per inviare promemoria a noi stessi, o per aiutarci a gestire il tempo in modo più concreto e misurabile con timer visivi o con campanelli e suoni programmabili.

Diagnosi, attivismo e comunità autistiche

Infine, dobbiamo parlare delle opportunità che la tecnologia ci offre quando si tratta di connettersi da remoto a riunioni di formazione o di lavoro (il telelavoro, per noi persone autistiche, può essere più comodo e gestibile), per accedere a informazioni che non avremmo mai incontrato altrimenti, o per incontrare altre persone simili a noi attraverso i social network.

Grazie a questa connessione di rete, favorita dai progressi tecnologici, molte donne (categoria tutt’ora sotto diagnosticata), riconoscendosi nei video e nei canali di diffusione delle attiviste autistiche, avviano un percorso diagnostico. Senza questa democratizzazione dell’informazione, molte di loro continuerebbero a pensare di essere guaste, di non rientrare nel sistema, di essere le uniche fatte in un determinato modo. E, grazie alla diagnosi, possono iniziare a ricostruire la loro autostima e migliorare la loro qualità di vita.

Inoltre, i social network ci consentono di incontrare altre persone autistiche, creare gruppi WhatsApp o Telegram con persone che pensano nello stesso modo, impegnarci nell’attivismo per comunicare i nostri desideri e bisogni al mondo e, in definitiva, creare e trovare comunità di altre persone autisticeh condubbi e preoccupazioni simili con cui poter essere pienamente noi stessi.

[Articolo di Montse Bizarro, Specialisterne España]